Nella finzione d’essere viventi
lancette fuori centro
penzolanti misure in susseguirsi
__il fulcro s’è spanato, anche la scena__
muta in un serialvivere d’istanti
a contenere il giorno in un quadrante
E steli senza fiori
fingendosi germogli
si afflosceranno sopra un davanzale
__poi metteranno un elmo blu assassino__
come l’aconito napello il suo veleno
a dirottare il ticchettio
Tempo che gira a vuoto
in un’ebbrezza senza cifre, quando
distoglieremo l’attenzione
__sarà soltanto un attimo, assestante__
scivoleremo fuori da ogni gesto
: la perfezione d’essere vissuti
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LA PERFEZIONE DELL’ESSERE VISSUTI NON è A Sè STANTE, QUANDO SI SPEGNE L’ELAN FINAL SAREMO FORSE PERCORSI DA UN BRIVIDO,
LA VITA SARA’ ACCADUTA PRIMA, DOPO SAREMO….CHISSA’ — MA NON
PIU’ ESPLORATORI DELL’IGNOTO.
La poesia è magistrale dentro il serialvivere musicalmente armonico.
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e nemmeno a sestante
la traversata senza punti di riferimento, basterebbe una bussola, chessò… perfino un astrolabio, per sentirci sicuri nell’ignoto di cui siamo partecipi e non sappiamo come…
grazie, Narda,
un abbraccio
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… quando si parla di bellezza
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negli occhi e nel cuore di chi guarda-sente…
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Eh sì, l’attimo sarà per tutti ” a sé stante”…e spero per me di non avere ancora la coscienza vigile!
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non ti è sfuggito il gioco “a sé stante!… ehehehe….
grazie di averlo colto.
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molto ben scritta Io avrei detto “l’imperfezione”, ma è questione irrilevante. Ciao Cri.
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la perfezione del bene e del male…
ciao, Giovanni 🙂
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