dedicata a un amico
Un vetro piange di vapore
dai rivoli si scorgono i balconi
il resto è nebbia
me stessa immaginaria
al di qua dei battenti
mi scuote il bip del segnatempo
_dopo averne bruciato d’ogni sorta_
chiudere il gas
aprire a pagina settanta
il libro di ricette
fare un falò di tutte
ci sono sponde oltre le quali
è bene non sedersi
e preferire una scrittura mista a
un tavolo gremito d’incostanze
all’agrodolce
svendo mobilia e tutorial
scale e ritratti
_letti e surrogati libri letti_
cuccume e chicchere spaiate
pietra ollare
e vi regalo per la sera
_dovesse mai mancare la corrente_
il mio kintsugi
un sole profumato di lavanda
una luna quadrata alla finestra
❤
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Pingback: riproposta | cristina bove
Un vetro apre il tuo bel testo, un altro lo chiude, nel mezzo ci regali un pezzo di te. E la luna, quadrata, osserva… Buona settimana.
Piera
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è vero, Piera, un vetro chiude e l’altro si apre alla luce, solare o lunare…
grazie!
buona settimana anche a te
cri
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mettere in pari ciò che è ìmpari e impari a parare come tutti i colpi che la mensa della vita ci prepara organizzando per tutti la lezione di cucina e cucito, di lettura e rilegatura:osso per osso e fiore per fiore, una misura mistura che lega mente a cuore.
ferni
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come facciamo a trasformare ingredienti disp(e)arati in qualcosa di assimilabile e perfino appetibile, lo sa soltanto il nostro spirito-chef…
abbraccio
🙂
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già, anche se ultima-mente pare che tutto sia un finis terrae
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sì, cara, non posso darti torto.
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E’ una poesia che mentre pare aprirsi in una narrazione invece si chiude nel vuoto, nell’assenza lasciando un retrogusto di amarezza. Le tue ancore non sono salde e spesso ti trascinano oltre la linea di marea.
Narda
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forse non ho ancore, cara Narda, forse ho solo l’illusione di averne, di tanto in tanto…
a volte ho la sensaziione che niente più mi appartenga, e che niente abbia il potere di trattenermi dalla fuga.
ma c’è una parte di me che resiste, in nome dell’amore, credo.
grazie
cri
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“Un vetro piange di vapore /dai rivoli si scorgono i balconi /il resto è nebbia…”
è un verso stupendo/struggente: hai dato anima al vetro, cuore e dolore…!
Mi fai pensare al “punto di rugiada” che dà inizio alla condensazione quando la temperatura fuori è più fredda, lo sbalzo termico sui vetri condensa il vapore in acqua, forse accade così anche per il nostro corpo: quando dentro siamo “caldi” d’amore per la persona cara e ci gela la visione della sua sofferenza si condensano quei vapori, gli occhi si appannano… tutto diventa nebbia e confusione…
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proprio così, Nina, mi confonde sempre l’appannamento dei vetri, e in cucina accade anche quando l’acqua bolle in una pentola.
sento ugualmente l’appannarsi di un sogno, di una vitalità, di una speranza.
e per il resto, forse siamo tutti vasi più o meno infranti, ed è la nostra anima che cicatrizza con l’oro le nostre ferite.
grazie
un abbraccio
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“ci sono sponde oltre le quali / è bene non sedersi”
e poi il kintsugi bellissima immagine con cui dai una speranza di trasformazione dell’esperienza (certo non positiva, mi par di capire, della persona a cui l’hai dedicata) in preziosità, qualcosa che rivalorizzerà la vita
e poi un sole profumato di lavanda
e poi una luna quadrata alla finestra
Tutte immagini augurali molto belle e originali.
Avranno senz’altro l’effetto desiderato.
ciao, bellissima persona, oltre che poeta super!
car
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adesso che mi ci fai pensare, Car, può anche assumere il significato cui ti riferisci.
in effetti l’ho dedicata a un amico che in un suo commento ha scritto che la cucina mi ispira…
però può starci anche la ferita risanata con la tecnica del kintsugi.
grazie
un grande abbraccio
cri
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Ma a pensarci bene qualche volta si può e si fa…
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sì, caro Aitan, si può fare 🙂
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Si potesse nelle vita valorizzare le ferite e far adorno delle cicatrici come in questo tuo kintsukuroi!
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Bellissima, m’inchino a tanta raffinatezza e atmosfera pregnante che pare di toccarla con mano.
Buona giornata, carissima.
un grande abbraccio
annamaria
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grazie, Annamaria,
un grande abbraccio e buona giornata anche a te
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chi vuol fare poesia dovrebbe studiarla questa tua di oggi, rifletterci un po’ sopra: più di quanto normalmente occorra. Ne trarrebbe giovamento.
Ci sarebbe da scriverci sopra una cosa del genere: come fermare un istante con alcuni versi, stilati come se si trattasse di un racconto…
Ma non lo fai sempre, questo? No, non sempre…
Ma cosa è la “pietra ollare”?
Tieni presente che non ti posso rispondere, wind non mi spedisce più la posta e sembra non esista un servizio di assistenza dedicato…
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grazie, Mauro, della considerazione che hai del mio fare poesia.
la pietra ollare è usata in cucina, come piastra da riscaldare sul fornello e su cui grigliare gli alimenti.
un caro saluto
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