sulla testa
piccolo come un casco da motociclista
ne resta fuori il sole _a volte_
soprattutto la pioggia s’incanala
oltre che sopra l’edera
nello sgocciolatoio di quattro piani
e sono una grondaia
avvezza al ticchettio _di scivolata_
sento l’intermittenza della vita: l’uomo
che ad ogni fulmine sparisce
che torna quando fuggono gli allori
quando l’umana debolezza espone al dire
e ne convoglia l’acqua
in un ultimo sbuffo di vapore
grazie della vostra presenza, cari amici.
scusatemi la laconicità.
vi do la buonanotte
a domani
cri
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“…e sono una grondaia
avvezza al ticchettio _di scivolata_
sento l’intermittenza della vita…”
Versi che fanno riflettere e ci ricordano, se ce ne fosse bisogno, tutta la precarietà dell’esistenza.
Un caro saluto.
Piera
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Il tetto rappresenta la sicurezza, molto importante per un essere umano. Essere grondaia, ossia avere l’opportunità di poter far scivolare gli eventi a volte così tragici. Poesia triste, ma bellissima e reale: la vita è in fondo proprio questa, difficile, degna comunque di esistere.
Ti lascio un abbraccio.
annamaria
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in un certo senso apponggiandomi su quesi versi direi che siamo tutti un po’ grondaia, quel che cambia è il vapore
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Sì, è una poesia triste, più che altro cosciente che in fondo il tetto sulla nostra testa è solo un piccolo casco che poco ci difende, anzi chiude stringendo. Tutti vogliamo un tetto “sicuro”, la casa, la poesia, un amore, ma ogni cosa ci beffa, cambia, il sogno si autoconsuma “in un ultimo sbuffo di vapore”.
Ma è come se la tua protesta, qui dentro, gettasse piccole radici di possibilità sia pure oscure.
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Molto triste questa poesia! ma… di quell’intermittenza prenderei solo il ritorno, anche se nel mezzo c’è un’attesa più o meno lunga più o meno carica di speranza o di niente.
Bacio.car.
PS: a volte noto delle strane coincidenze, chissà se anche in questo si cela un senso a noi indecifrabile!!!
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