La cavalcata e il suono

cavalli - by criBo

Fremeva il verde e lo stormire alto
_cavalli passavano al galoppo_
prima che si spandesse sulle querce
uno sbuffo d’autunno già nell’aria.
Cadevano in ginocchio i segmenti
del sedano selvatico
forse la cavità delle giunture
recava ancora l’eco degli zoccoli.

La donna aveva graffi sulle gambe
rigagnoli di sangue fino ai piedi
_i cavalli varcavano cancelli_
agonizzava e non moriva mai.
Vennero a lei di spade sguainate
cavalieri appiedati a farsi vanto
firmavano di lettere cruente
ferite sui confini della terra.

Erano taciturni i mostri sacri
sul monte degli eroi disarcionati
_i cavalli fuggivano lontano_
la donna s’era come addormentata.
Traforando le tenebre una voce
promise un gioco che non era un gioco
e lei fingeva che non fosse amaro
incentivare una furtiva morte.

 

Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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24 risposte a La cavalcata e il suono

  1. Pingback: La cavalcata e il suono di Cristina Bove | miglieruolo

  2. carla ha detto:

    una vera cavalcata Wagneriana!
    complimenti Cristina, e tanti auguri per oggi 🙂
    ciao!

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  3. domenica luise ha detto:

    Cara Cristina, come si sente che questi commenti e le tue risposte sono sinceri. È una vera gioia dello spirito condividere i nostri pensieri.

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  4. robertomeister ha detto:

    Credo abbia ragione zena… mi sono accorto di aver trattenuto il respiro durante la lettura. Ho appena letto altri tuoi versi ed ora questi… grazie a non so cosa ci sono e si può avere il privilegio di entrare in un mondo. Di questi tempi non è certo poco.

    Roberto

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  5. Piera ha detto:

    Non so che dire, fa proprio male, per ciò che dice e per come lo dici.
    Davvero bella.
    Buona settimana, Cri.
    Piera

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  6. cristina bove ha detto:

    Cara Zena, ho scritto questa cosa con il cuore al galoppo anch’io…
    non credevo di riuscire a fermare quel tumulto.
    Ma la condivisione è anche sollievo, e ti ringrazio di essere qui, con la tua carezza e la tua voglia di rompere le regole del gioco.
    buona domenica
    un abbraccio
    cri

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  7. Cara Cristina, questa poesia arriva ed è tachicardia. Immediatamente.
    Quasi battono allo stomaco quei cavalli, che sono onde, marosi imbizzarriti, urti delle cose, anni e giorni in tumulto. E, a loro volta, battono i cavalieri e i mostri sacri, che feriscono o con le loro spade di dolore o con il silenzio.

    Vorremmo essere carezza per quella donna che si lascia attraversare attraversando, e rendere dolce quella voce, rompendo le regole del gioco.

    un abbraccio
    zena

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  8. rita loprete ha detto:

    Quoto Massimo e Carmen! E adoro il tuo scrivere, quel tuo “porgerci” esperienze, sentimenti, senti-menti (nel senso di ciò che “senti” nelle tue innumerevoli “menti”, ché sei una e cento Vite…), quel tuo “offrirci” quasi il tuo dolore come fosse normalmente vita!…. Non sono certa di essermi spiegata, sono esaltata dalla lettura di tanta Bellezza!
    Come sempre, confermo la mia stima e il mio immenso bene per te, Cri!
    Ti abbraccio.
    Rita Loprete

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  9. cristina bove ha detto:

    si cavalca la vita, già, cara Mimma.
    ma alla fine ci si ritrova stanchi ed ansimanti, e nemmeno gli splendori passati possono riportarci quella forza per cui ci sentivamo vittoriosi, sempre.
    chissà che non sia proprio nel disporre furtivamente un viaggio, la speranza d’arrivo…

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  10. domenica luise ha detto:

    Sei tu la valchiria che non teme la furia del galoppo, fosse pure a rischio della vita, ma non occorre “incentivare una furtiva morte” che sale dal di dentro quando il corpo invecchia, si nasce morendo e si continua così, cavalcando sfrenatamente in una sete di vita che tutti ci piglia. Forse quei cavalli della tua poesia fuggono se stessi, ma solo per trovarsi “oltre”.

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  11. maria d'ambra ha detto:

    Dalla promessa d’invito al gioco ci si ritrova in una cruenta realtà, da vivere in quotidiani slanci verso la barbarie… La vita è una cavalcata in un campo di battaglia, s’inventano varianti, effetti speciali, metalli in leghe audaci e chi non partecipa diventa comunque spettatore di un dramma insopportabile… per quanto amara, una furtiva morte sembra l’unico miraggio di pace… (purché non s’oda l’olifante in lontananza e si ritorni!)
    baci

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    • cristina bove ha detto:

      non è forse così che si snoda la vita, dalla culla alla bara?…
      cavalcano gli eroi e scalpitano gli anni che fuggono…
      l’anima giace quasi spettatrice di sconfitte immani, sa che non bastano gli attimi di gioia a risanare ciò che non è risolvibile se non con la fine… e la fine è anche oblio, anche ovattato silenzio in cui alcun suono di corno desterà desideri…
      mai più…
      baci

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  12. ninaesposition ha detto:

    .Cavalcata delle Valchirie in versi!!
    “..agonizzava e non moriva mai…”
    la vera poesia non muore mai, non scorre ma sgorga perenne a dissetare chi ha sete di bellezza!
    Cris, è bellissima… lascia senza fiato più che senza parole!

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    • cristina bove ha detto:

      il verso, QUEL verso!… ah Nina!
      la mia fortuna è avervi intorno, te, e tutte le belle anime che raccolgono le mie storie e i miei conigli dal cappello…
      mi hai detto una volta questa frase sulla vera poesia, ti sono grata per aver considerato tale anche la mia.
      sai che mancava il fiato anche a me mentre la scrivevo?…
      un abbraccio

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  13. carmen ha detto:

    Questa poesia è bellissima, mi fa piangere.
    Tu trovi motivo di dire un vissuto difficile e aspro, camuffandolo sotto una storia che concede un respiro, ma… è solo apparente respiro.
    E il finale è un escamotage triste, tristissimo.
    Ma la primavera subodora già di nuova vita, che non è “promessa di un gioco che non è gioco”, ma “Vita” alla grande.
    Baci.car

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    • cristina bove ha detto:

      e tu carissima Car, come al solito ti inoltri in zone ardue, cogli le storie nelle storie, non c’è camuffamento che tenga…
      e il finale sì, è triste, ma non perché lo voglia, solo perché è così…
      come dici tu: la Vita.
      baci

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  14. falconieredelbosco ha detto:

    il bambino ha le mani sugli occhi,
    il cuore stretto in una morsa,
    non vorrebbe essere lì,
    ha visto…
    e sta tremando ancora

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  15. massimobotturi ha detto:

    tu devi scrivere un romanzo in versi

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