Non le diottrie


negli occhi la paura

dei pensieri in disordine

viso che ci si legge il giovane      li vedo

i  suoi sorrisi bianchi

sulla spiaggia di giorni promettenti

i figli in braccio       adesso

che non riesce a mettersi i calzini

quel ragazzo esiliato da se stesso

in questa zona dove manca  il noi

dal portico alle stanze

le conclamate incoerenze

distanziano      le onde

sonore. In territorio ignoto

e non posso raggiungerlo

sono la sua testimonianza      viva

dei suoi tempi inesperti

fotografie incastrate per momenti     fissi

che fosse mare o

vetta     non c’è silenzio sufficiente

a simulare il prossimo      silenzio

che ci dividerà.     Che non sarà possibile

evitare.     Saremo come un paio d’occhiali

rotti nel mezzo

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qui Cinque

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Informazioni su cristina bove

sono grata alla vita d'avermi lasciato il sorriso
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24 risposte a Non le diottrie

  1. Pingback: Non le diottrie di Cristina Bove « miglieruolo

  2. cheneps ha detto:

    …li vedo

    i suoi sorrisi bianchi

    sulla spiaggia di giorni promettenti

    i figli in braccio…

    taccio e dico molto bella.

    franca

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  3. Elisabetta Maltese ha detto:

    Cristina, scivolo in punta di piedi fra i tuoi versi, commossa. Non aggiungo parole alle tue.
    Grazie.

    e.

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  4. rossella ha detto:

    Cristina, per quanto mi riguarda, hai messo il dito nella piaga. Bellabella, la metafora degli occhiali rotti la faccio mia. Me lo permetti, vero? Bacio

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  5. annamaria ha detto:

    Il tempo che passa scivola dapprima lentamente poi pare che sia trascorso troppo in fretta. E’ triste, ma è una realtà che limita alcune cose, mentre ne accresce altre. Per esempio osservare la vita con distacco e comprenderla con saggezza, quella che poi donerà la capacità di creare grandi cose, come questa meraviglia poetica.
    un bacio, cara, e buona giornata.
    annamaria

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    • cristina bove ha detto:

      grazie, cara Annamaria.
      la giornata è passata e finalmente ho un po’di tempo per rispondere.
      la saggezza non so, qualcosa dovrò pure aver imparato! ma non basta mai.
      almeno scrivo, e intanto dimentico un po’ le difficoltà.
      buona serata
      c

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  6. massimobotturi ha detto:

    il tempo è come una tapparella che scende piano, riconosci le righe per il sole, il giorno che passa, la notte che si infila dentro

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  7. Domenica Luise ha detto:

    “Non c’è silenzio sufficiente a simulare il prossimo silenzio che ci dividerà”.
    Non è facile né capirlo né viverlo. Alla fine ci si fa l’abitudine e non ci si pensa più o quasi. Si trovano viuzze nel labirinto e, con un po’ d’astuzia, si cammina magari raccogliendo qualche fiorellino di campo qua e là, ci sono perfino per le capre possono goderne anche le poetesse aspiranti tali come me.

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    • cristina bove ha detto:

      non ci si abitua, almeno a me non è possibile.
      è in evidenza sempre, anche quando guardo i fiorellini dei campi.
      che se poi le capre gradiscono e anche le poetesse, ciò vuol dire che non sono né l’una nél’altra.

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  8. setteanelli ha detto:

    una parte indispensabile all’altra –

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  9. frantzisca ha detto:

    Oh! Cris tu comprendi la mia meraviglia.
    Il resto a voce.
    Ma qui…è magnifica.

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  10. aurelia ha detto:

    molto bella e toccante… un caro saluto Cristina
    aurelia

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  11. carmen ha detto:

    Molto triste questa realtà, Cristina, e riuscire a farne una poesia fortemente lirica, come hai fatto tu, è l’unica consolazione che ci si può dare.
    A te tocca accompagnare questa sofferenza che è anche tua.
    Mi immedesimo e la sento, Cristina, e so dirti solo che quando ci viene una sofferenza così grande (che comprende molto altro oltre a quello che si vede) ci viene anche la forza per superarla.
    L’immagine degli occhiali rotti nel mezzo è molto efficace, lo spezzarsi di un’unità è sempre molto lacerante.
    Un abbraccio
    car

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    • cristina bove ha detto:

      Car, invece di piangere scrivo, è già qualcosa…
      o forse piango anche, ma sui tasti la mia anima cerca di resistere.
      insieme si vede scorrere la vita, se poi si rompono gli occhiali bisognerà adattarsi a un vivere monocolo.

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  12. Bianca 2007 ha detto:

    Una poesia molto reale,Cristina e…forse anche un pò amara.La vita.Anch’io ricordo dei miei figli ogni cosa dal loro gattonare alle loro prime fiere conquiste e,ora che sono grandi di loro mi sovviene solo il ricordo guardato con gli appannati occhiali.La vita.Abbraccio,Mirka

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